| | | OFFLINE | Post: 14 | Registrato il: 18/05/2009 | Città: TARANTO | Età: 50 | Sesso: Maschile | |
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  18/05/2009 12:36 | |
Forse nessun altro paese al mondo ha dedicato tanta attenzione alla propria storia come Cuba. A scoprirla, nel lontano 1493, Cristoforo Colombo. Il navigatore era convinto di essere giunto su un continente e non su un’isola, così gli dicevano gli indigeni. La ragione principale (non si poteva trattare soltanto di incomprensioni linguistiche) è stata colta lucidamente da Bartolomè de Las Casas: “Quando un uomo desidera fortemente una cosa e vi si attacca saldamente con l’immaginazione, ad ogni istante ha l’impressione che tutto quel che vede e sente parli in favore di quella cosa”. Si capì ben presto che Cuba fosse terra dagli spazi enormi, affollata da popolazioni indigene dedite alla caccia, alla raccolta dei frutti ed a qualche forme primitiva di agricoltura. Pur non dimenticando un passato intriso di buie pagine cinquecentesche, di decreti schiavistici attuati da Carlo V e di centinaia di migliaia di indios ridotti a poche decine di unità, a partire dall’ottocento l’isola caraibica viene investita da sommosse popolari che la mettono a dura prova. Dopo neanche un secolo, infatti, si conteranno ben quattro grandi rivoluzioni. Ma è la cosiddetta “quarta rivoluzione” che suscita sempre tanto interesse, dibattito e curiosità. Gli atti di eroismo, i personaggi leggendari e le vicende infuocate appassionano moltissimo. Negli anni cinquanta del novecento l’isola di Cuba, inquieta e contraddittoria, è scenario naturale di uno dei fatti più raccontati dagli storici contemporanei. Dal 1952, anno del golpe del dittatore Fulgencio Batista, a Cuba si intensificò la vita notturna, mentre aumentavano corruzione prostituzione e sempre più nutrite erano le fila dei turisti nordamericani che assaporavano i piaceri della notte “habanera”. L’America, con il dittatore al potere, poteva godersi il “patio trasero” (letteralmente “giardino posteriore”, ma usato nel senso di “giardino d’ingresso”) luogo privilegiato delle loro vacanze. Molte furono le rivoluzioni, quindi, e solo all’Avana, moltissimi furono i balli. Se ne contavano quaranta al giorno. Il contrabbassista Israel “Cachao” Lopez, precursore del mambo, di quei giorni ricorda: “I balli erano fantastici, con molto colore, molto pubblico, con la gente che sudava, ma che si divertiva moltissimo. Per esempio nelle comunità nere i balli dovevano durare fino alle quattro di mattina, guai a chi se ne fosse andato prima. I bianchi no, i bianchi ballavano fino all’una, alle due di notte e poi se ne andavano”. Per comprendere cos’è stata la rivoluzione cubana è da un giovane studente di legge che bisogna muovere. Fidel Castro, figlio di un galiziano arrivato a Cuba al seguito dell’esercito spagnolo, aveva invano tentato di rovesciare il governo di Fulgencio Batista. I preparativi insurrezionali entrarono nella fase operativa con l’assalto alla caserma Moncada nel luglio del 1953 (giorno del carnevale di Santiago). Tutti i preparativi erano però viziati da una grande improvvisazione. La maggior parte dei partecipanti erano originari dell’Avana e non conoscevano le province orientali di conseguenza si persero per strada e non giunsero compatti alla caserma. Ne scaturì una sconfitta con conseguente repressione. Fidel, il fratello e pochi altri si rifugiarono sulle montagne vicino Santiago. L’ingenuità dell’impresa spinse Batista a concedere un processo pubblico trasmesso anche dalla televisione. Il giovane avvocato fu condannato a 15 anni di reclusione, ma cosa non da sottovalutare divenne famoso grazie al mezzo di comunicazione. Durante la rivoluzione di metà secolo Cuba si trasformò in una piccola Las Vegas, piena di locali da ballo, cabaret, case da gioco. Erano gli anni del mitico tropicana, del salon rosado, della tropical e di artisti del calibro di Benny Morè. Nel bel mezzo di una grande rivoluzione si sperimentavano sonorità cubane ed americane che a volte s’intrecciavano in una immensa “mescla” musicale. In questo periodo convulso nasce uno dei balli ancora oggi tra i più amati nel panorama latinoamericano, in Italia e nel mondo, il Chachacha del violinista Enrique Jorrin. La rivoluzione intanto era appena all’inizio. Nel rilanciare la sua immagine a livello internazionale Batista concede la clemenza a Fidel Castro commettendo un’imperdonabile errore. Recatosi in Messico per seguire il fratello, Fidel conosce il medico Ernesto Guevara detto il “Che”. L’avventura rivoluzionaria di fine anni cinquanta vede un manipolo di dodici uomini superstiti dopo il fallito sbarco nella baia di Niquero costretti a nascondersi sulle montagne della Sierra Maestra. Nel gennaio del 1957 viene accompagnato sulla Sierra il corrispondente del “New York Times” Herbert Matthews, la cui intervista a Fidel suscita grandissimo scalpore negli States e soprattutto a Cuba. Fu la svolta. Dopo l’intervista molti cominciarono ad arruolarsi nelle fila dei cosiddetti dodici. L’epilogo vede un piccolo esercito popolare affrontare quello nazionale dopo aver attraversato tutta l'isola, fino alla decisiva battaglia di Santa Clara, il trenta dicembre del 1958. La notte di capodanno del gennaio 1959 Batista si dette alla fuga trafugando denaro delle riserve nazionali. Fidel Castro con i suoi uomini, entrarono trionfanti all'Avana. Cuba è l’isola delle troppe sofferenze e delle tante ingiustizie. Isola dei cento balli e dei mille amori Cuba continua una corsa affannata verso una libertà tanto desiderata. "Di fronte a tutti i pericoli, di fronte a tutte le minacce, le aggressioni, i blocchi, i sabotaggi, tutti i frazionisti, tutti i poteri che cercano di frenarci, dobbiamo dimostrare, una volta di più, la capacità del popolo di costruire la propria storia" Guevara. |