[Storia] Balli, canti e rituali salseri

Del mondo latinoamericano ho sempre apprezzato la semplicità, la naturalezza, l’allegria del suo popolo. La grande forza della sua musica esplosiva, ritmica e ballabile tipica di questa parte del globo; la giovialità delle persone che, pur in assenza di ogni diritto elementare, vivono la loro condizione esistenziale con estrema serenità. L’universo “caliente y asiento” d’oltreoceano è per tutti noi italiani un’affascinante stimolo per caricarsi di oniriche visioni paradisiache fatte di donne mulatte, paesaggi tropicaleggianti e suoni travolgenti. Le danze latinoamericane hanno la capacità di trasformare gli individui, di mettere in discussione, attraverso balli sfrenati, anche le più elementari convinzioni della vita. Aldilà comunque delle prime incertezze musical-coreutiche l’ambiente caraibico rivela oltremodo uno splendore ritualistico, mistico, che non ha eguali. La data storica del 1501 inaugura una triste pagina della storia dell’umanità: l’immigrazione forzata di esseri umani tra il continente Africano e quello Americano. Gli spagnoli furono i primi a commerciare in schiavi africani. Solo in seguito cedettero tale attività, “per asiento “ ossia per contratto, ai cugini iberici. La deportazione portoghese avvenuta nel sedicesimo secolo di forza lavoro da inviare nelle nuove terre assoggettate, rese inevitabile lo scontro, impari, di civiltà molto diverse tra loro che portò all’acuirsi sociale, politico e religioso. Intreccio vitale di musiche, canti, balli e religioni la “santeria” è un sincretismo di elementi provenienti dall’Europa cattolica che si mescolano con un’altra tradizione religiosa, quella yoruba, un gruppo etnico-linguistico dell’africa occidentale. Magia, mistero, superstizione, miscuglio magico e sensuale, la santeria, conosciuta anche come “Regla de Ocha”, è una religione di origine africana trasportata a Cuba dagli schiavi di quel continente che si mescolarono con gli isolani del caribe. Santeria è un termine che venne coniato dai conquistadores per mortificare, schernire e ridicolizzare l’eccessiva devozione ai santi da parte degli africani. Costretti ad abbracciare la religione cattolica, pena la morte, e proibita la loro pratica religiosa, i “conversos” nascosero dietro l’iconografia cattolica i loro Dei così da essere liberi di adorarli senza incorrere alla crudeltà dell’oppressore. In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali. I generi musicali afro-cubani come la rumba, il mambo, la salsa risentono delle figure ritmiche e sincopate utilizzate nei rituali a base di tamburi Batà (i tamburi sacri per le cerimonie) in onore delle divinità più famose chiamate “Orishas”. Spesso si cade in uno stato di grazia, di trance, di contatto soprannaturale. Il pantheon cubano può essere associato a quello dell’antica Grecia, e per certi versi rientra a pieno titolo nella tipologia delle grandi civiltà della storia che hanno costruito la propria vita sulla religione. Ricco di figure divinatorie stravaganti è pervaso da riti propiziatori che favoriscono successi in amore, in ambito economico, in quello lavorativo e così via. Oltre il ballo, più della musica, aldilà della sua ricchissima storia, la musica latinoamericana continua a proporre, ai suoi fruitori, un vasto menage fatto non solo di balli, ma di sentieri culturali che meriterebbero una più ampia frequentazione.

... e avesse la possibilità di partecipare



www.latinoamericando.it/showPage.php?template=news&id=1807


Mi sembra un'iniziativa "interessante"