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[Storia] Voglia di ballare. L'Italia dal dopoguerra al boom economico.

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2010 21:07
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09/07/2010 21:07

Quando il 30 aprile del 1945 l'Armata Rossa conquistò il Reichstag, il palazzo del parlamento tedesco, il Fuhrer era già morto suicida nel bunker con la storica amante Eva Braun. Con la fine del secondo conflitto mondiale, in un’Europa ridotta ad un cumulo di macerie, i due blocchi antagonistici, l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, progressivamente sempre più armati ed aspramente contrapposti in un conflitto ideologico e geopolitico, si fermarono sulla soglia dello scontro militare diretto: la guerra fredda. L’Europa deve lasciarsi alle spalle il nefasto passato militare ed uscire dalla crisi post-bellica, ma come può farcela da sola? George Marshall, segretario di stato americano, attuò un programma (che porta il suo nome) per favorire la ripresa del vecchio continente che, a suo avviso, andava sorretto in modo considerevole pena l’aggravamento delle condizioni politiche, economiche e sociali. Con l’Europa traghettata fuori dalla spirale negativa dei totalitarismi una lunga stagione (definita età dell’oro) di crescita economica creò le premesse della “società del benessere”; ai cittadini si assicurava la quasi totale copertura dei bisogni, “dalla culla alla tomba” come sognava Beveridge. L’euforia conseguente la fine della seconda guerra fa esplodere la voglia di uscire dalle case per esprimere tutte le energie a lungo represse negli anni del conflitto. Al dolore, alla sofferenza per un’esistenza tormentata, è contrapposto il desiderio di divertirsi. E’ l’Italia intellettuale, fantasiosa, romanzata della cultura neorealistica, quella che si riscopre incline a distrazioni inconcepibili al tempo del Duce, “ tra i più intrepidi danzatori” di valzer. Dal dopoguerra in poi a danzare sono in molti: soldati, casalinghe, operai, industriali, in una frenesia collettiva che coinvolge le classi sociali più disparate. M. Innocenti in “L’Italia del 1945” così scrive: E’ la lunga estate del 1945, un’estate festosa e vendicativa. Si balla nelle case, nei cortili, nelle piazze, sotto i pergolati. Si balla senza respiro[…]I fonografi a manovella diffondono le note del boogie-woogie…I balli che provengono dall’America riescono ad effondere brio, vitalità e socialità tanto sognate. In un articolo degli anni cinquanta sulla “gioventù dalle ali scottante” Camilla Caderna dipinge così quella che può essere definita la piccola America di Milano: i maschi portano tutti i pantaloni di tela e camiciotti a scacchi, scarpe da tennis e giubbotti da pallacanestro con la scritta dietro(…). I milanesi li videro tutti insiemi questo inverno, quando ci fu il primo campionato di rock and roll al palazzo del ghiaccio. Alessandro Portelli a tal proposito ha scritto: ”…le tensioni che attraversano questo ballo in America si dissolvono quando tocca il suolo italiano”. L’Italia è terreno fertile per nuove sperimentazioni coreutiche che si fondono con tipiche tendenze musicali nostrane consolidate. Paul Ginsborg ci ragguaglia sulle centinaia di sale da ballo che in quegli anni spuntarono come funghi divenendo centri d’incontro in cui i giovani: “ abbandonano la costrizione della vita rurale”. In un’inchiesta sulle professioni italiane tra il ‘50 e ‘60 Giorgio Bocca segnala che nelle grandi città una persona su quattro è votata a tale divertimento. A voler fare due calcoli è un esercito di ballerini quello che si divide tra feste private e dancing pubblici. Intanto il mercato discografico esplode ed il Juke box (in crescita esponenziale in questi anni) diffonde sonorità inascoltate prima. Siamo solo all’inizio di una parabola ascensionale. Sono le lunghe notti ritmate del twist (dall'inglese torcersi), dello shake, dei successi beatlesiani (Please please me e Twist and shout), di una scatenata Mina con la sua "Tintarella di luna". Per non parlare dell’arrivo in Italia dei cosiddetti balli latino-americani, vera sorpresa musicale di quegli anni. Curiosa inoltre la moda dell’hula hop, un cerchio da mettersi sul corpo mentre si balla, alla quale la rivista “Sorrisi” dedica questa copertina:pazientate ancora una settimana, il primo dicembre avremo i dischi adatti a ballare l’hula hop.L’eco anticonvenzionale proveniente dall’Università di Berkeley (USA), dove iniziò la contestazione giovanile studentesca, innescò un sentimento anticonformista che in Italia diede vita alla generazione dei figli dei fiori, a scioperi sindacali e lotte politiche intense che influenzarono il pensiero degli anni seguenti. Calava il sipario divertentistico del ballare a tutti i costi.Le mille notti maledette, ritmate, scatenate d'un tempo stavano per finire. Si continuerà nei decenni futuri, attraverso altre generazioni, altri luoghi ed altre nuove storie, a raccontare di desideri surreali e molta voglia di ballare.

Bibliografia:

G. Crainz, storia del miracolo italiano;
G.Montroni, scenari del mondo contemporaneo dal 1815 ad oggi;
M. Emanuelli, 50 anni di storia della televisione attraverso la stampa settimanale;
A. Tonelli, E ballando ballando: la storia d’Italia a passi di danza:1815-1996.
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