Erano i primi anni novanta del ventesimo secolo quando alcuni ritmi provenienti dall’ovest del mondo fecero letteralmente impazzire migliaia di italiani. Irrompevano nello scenario musicale italico, e nelle nostre esistenze, i balli latinoamericani. Roma, 1989. Roberta Begnoni, alias Besito de Coco, tratta un aspetto nostalgicamente interessante nel suo libro dedicato alla musica latina partendo proprio da questa data simbolica. Ci si può commuovere a rileggere i tempi che furono: “…un miscuglio di provenienze etniche e sociali in una serata riuscitissima (erano le prime feste latine organizzate) …mi godevo i fianchi in movimento fino all’esaurimento delle forze…la sensazione di essere confluita nel mare di suoni giusto e caldo che andavo cercando, anche per effetto, di qualche brujeria, di qualche incantesimo messosi sulla mia strada”. Nella capitale contagiata dai ritmi latini, salsa, merengue, rumba incominciavano ad echeggiare fin dentro gli archi imperiali. Uno dei luoghi più affascinanti in assoluto fu il Palladium che fece da cornice allo sviluppo e alla diffusione della salsa, quindi ai balli latini. Era omonimo del famoso tempio di New York che aveva visto il boom del mambo, del chachacha, del jazz latino. Erano tempi in cui la parola divertimento aveva un senso compiuto, significava stare insieme alla gente, rallegrandosi di quel poco di buono che c’era al mondo, il ballo. Anni d’oro, spensierati, trascorsi a ballare. Prima che Roma diventasse centro propulsore del movimento latino già l’Umbria Jazz proponeva gustosissimi concerti di matrice latinoamericana. Si esibirono, tra gli altri, Chucho Valdes, che possiamo considerare un maestro della musica e della cultura latinoamericana. In Italia sul finire degli anni ottanta cominciavano a spuntare le prime scuole di ballo. Milano, Torino, Bologna, Napoli, Firenze e Roma che già nel 1986 vantava la presenza di un piccolo locale chiamato Charango che proponeva serate latine variegate. Nel decennio successivo la salsa in Italia conquista un vasto consenso popolare. Le fasce sociali più “colpite” da questa febbre coreutica sono impiegati, poliziotti, artigiani, parrucchiere, commesse tutti pronti a sperimentare la voglia caraibica della salsa. Si moltiplicano i viaggi nei caraibi, si inaugurano corsi di spagnolo, si va al cinema che coglie il momento danzereccio proponendo una serie di pellicole a tema. All’epoca del film “salsa” l’esplosione tersicorea salsera toccava il suo apogeo. Milioni di persone in Italia si divertivano senza troppe pretese, bastava uscire di casa, incontrare gli amici, ballare, ballare e ballare. Inizialmente la voglia di muoversi a ritmo di clave, di congas, di maracas era predominante su ogni persona che si avvicinava al ballo latino. Si ballava in mezzo alla strada, l'amico bravo insegnava all'altro i passi base. Il basico nella salsa di Papito Jala Jala, essenziale secondo lui per scoprire i segreti dell'apprendimento corporeo, oggi non esiste più. Nel duemila l’incrementarsi sproporzionato di maestri, disk jokey, organizzatori di serate, con l’idea fissa del ballo a tutti i costi (improvvisandosi artisti del momento), ha causato una crisi che è sotto gli occhi di tutti. Cominciano a chiudere i primi locali. I grandi maestri subiscono un'ingiusta competizione. I musicisti si vedono sempre meno in giro. La realtà è bene spiegata in queste righe denuncia di un professionista del settore: “…Ognuno tornasse a fare il proprio mestiere! I proprietari dei locali si preoccupassero di migliorare i loro ambienti (a cominciare dall'acustica) gli organizzatori facessero gli organizzatori, i dee jay i dee jay (al servizio degli altri e non di se stessi) ed i maestri i maestri.” …”basta con questa corsa al ribasso… questo prole proliferare di corsi per maestri, questa corsa al diploma rilasciato dal federazioni sempre più complici!!!...E ancora più doveroso sarebbe dire no a coloro che considerano i maestri dei semplici portagente, a quelli che ti offrono persino dei soldi per partecipare alle loro serate. A chi ti invita a fare il week end salsero o al Festival del Tal dei Tali solo se gli porti gli allievi o gli vendi dei pacchetti…la concorrenza non la vinci "svendendoti" ma aumentando la qualità della tua offerta”. La salsa come ogni genere musicale deve continuare a mantenere quel giusto equilibrio tra creatività artistica e sentimento umano. Nel danzarla sarebbe utile rievocarne un nuovo senso di libertà, di voglia contagiosa e di bravura effimera. Le speranze sono nei giovani che chiedono maggiori notizie sui balli latini e sulla "reina" del caribe. Non si accontentano del semplice corso di ballo, preferirebbero approfondire maggiormente aspetti ancora mai trattati del meraviglioso mondo latino. Le comparazioni con l'Italia, le tradizioni popolari, gli aspetti musicali. Riserviamo ad ogni persona, ancora per il prossimo futuro, quella enorme cultura che miracolosamente giunse in Italia con tutto il suo bagaglio di folclore, passione e storia senza tempo.